lunedì 29 marzo 2010

RAPPRESAGLIE



RAPPRESAGLIE


All’eroico soldato tedesco, espressione di un popolo nobile, che continuò a combattere fino all’ultimo, per un’Europa che lo abbandonò e lo tradì. Convenzione di Ginevra (27/7/29) ( diritto dei popoli ) Concetto di belligerante.

Art. 1 - Le norme, i diritti ed i doveri di guerra valgono non solo per l'Esercito, ma anche per le milizie ed i corpi volontari, quando essi corrispondano allel,seguenti condizioni:

1- C’e un Comandante responsabile dei subordinati.

2- Viene portata una “mostrinatura” riconoscibile a distanza .

3- Le armi vengono portate in pubblico

4- Nelle loro operazioni vengono osservate le leggi e gli usi di guerra

In quelle Nazioni, in cui le milizie od i corpi volontari costituiscono  l'Esercito, o parte integrante di esso, queste vengono comprese nel .termine "Esercito” Accordi sul trattamento dei Prigionieri di guerra.

Art. 2 - 1 prigionieri di guerra sono sottoposti all'autorità della Potenza' nemica, ma non all'autorità delle persone o delle truppe che li hanno fatti prigionieri. Essi devono essere trattati con umanità in ogni momento ed in particolare devono essere preservati da maltrattamenti, offese, o dalla curiosità della pubblica opinione. È proibito esercitare violenza contro di loro.

Art. 3 - I prigionieri di guerra hanno diritto al rispetto della loro persona e deI loro onore. Le donne devono essere trattate con tutte le attenzioni dovute al loro sesso. I prigionieri mantengono la loro completa capacità giuridica di cittadini.

Metodi per il danneggiamento dei nemico, gli assedî ed i bombardamenti.

Art. 23 - Ad eccezione dei divieti previsti da trattati particolari, è proibito:
a) l'uso di armi chimiche.
b) l'assassinio od il ferimento proditorio d’appartenenti alla popolazione od all'esercito nemico;
c) l'uccisione od il ferimento di un nemico inerme, o che ha ceduto le armi e si è arreso incondizionatamente;
d) la dichiarazione che non sarà dato quartiere;
e) l'uso di armi, pallottole, o materiali atti a causare sofferenze non necessarie;
f) l'abuso della bandiera di parlamentare, della bandiera nazionale, delle insegne militari, o dell'uniforme deI nemico, cosi come delle insegne degli accordi di Ginevra;
g) la distribuzione o l'alienazione delle proprietà deI nemico, ad eccezione dei casi in cui ciò sia urgentemente richiesto dalle necessità della guerra;
h) l'abolizione o la temporanea sospensione dei diritti e delle rivendicazioni degli avversari, o l' esclusione deI diritto ad avere un regolare processo.
Ai belligeranti è altrettanto vietato costringere gli avversari a partecipare a delle operazioni belliche contro la loro Nazione.

Potere militare sui territori nemici occupati

Art. 43 - Dopo che la legittima autorità è effettivamente caduta in mano all'occupante, questi deve prendere tutti quei provvedimenti in suo potere atti a ristabilire ed a mantenere per quanto possibile l'ordine pubblico e la vita sociale e ciò, fino a quando non vi siano impedimenti di forza maggiore, in osservanza alle leggi dello Stato.

Art. 46 - L'onore ed i diritti delle famiglie, la vita dei cittadini e la proprietà privata, cosi come il credo religioso e gli atti legati alla religione professata, devono essere rispettati. La proprietà privata non deve essere alienata.

Art.47 - Il saccheggio è assolutamente proibito.

Art 50 - Nessuna sanzione in denaro o d’altro tipo, può venire inflitta ad un'intera popolazione per le azioni di singoli, per le quali la popolazione non puo considerarsi Corresponsabile.

Comunicato diffuso via radio, stampa ed affissione nel territorio della R.S.I dopo il massacro della delegazione tedesca andata a parlamentare per uno scambio di prigionieri (segretamente già assassinati) nel bolognese:

ULTIMO MONITO AI SABOTATORI

ITALIANI : I SISTEMI DI LOTTA DEI BANDITI HANNO ASSUNTO UN CARATIERE BOLSCEVICO. QUESTI CRIMINALI PREZZOLATI RICORRONO A SISTEMI CRIMINALI PER COMBATTERE LE AUTORITÀ PREPOSTE AL MANIENIMENTO DELL'ORDINE. CIÒNON PUÒ ESSERE ULTERIORMENTE TOLLERATO. D'ORA INNANZI SI AGIRÀ CON LE SANZIONI PlÙ SEVERE.
IN ALCUNE REGIONI D'ITALIA I CITTADINI NON SOLO TOLLERANO, MA SOSIENGONO ADDIRITTURA QUESTI DELINQUENTI. A QUESTI INDIVIDU! RIPETIAMO:

1) l TEMPI DELLA PAZIENTE ATTESA SONOFINITI. CHI AIUTA I BANDITI E' UN BANDITO EGLI STESSO E SUBIRA' IL MEDESIMO TRATTAMENTO.

2) TUTTI l COLPEVOLI SARANNO PUNITI CON LA MASSIMA SEVERITA'. IN CASO DI NUOVO ATTACCO A PERSONE, MEZZI DI COMUNICAZIONE, PNEUMATICI DI AUTOMEZZI,
FERROVIE, TRAM, TELEGRAFO, TELEFONO, ECC., LE LOCALITÀ DOVE SI SARANNO VERIFICATI TALI ATTENTATI SARANNO INCENDIATE E DISIRUTTE.

3) GLI AUTORI DEI DELITTI ED I LORO FAVOREGGIATORI SARANNO IMPICCATI SULLA PUBBLICA PIAZZA. QUESTO E' L'ULTIMO A VVISO AGLI INDECISI


CEFALONIA (isole Ionie)

Grecia, 8 Settembre 1943 - A seguito dell'annuncio radio del Gen. Badoglio, dell'armistizio a sorpresa concluso dal re Viuttorio Emanuele con i suoi nemici, e data l'improvvisa scomparsa deI Capo deI Governo Benito Mussolini, il Quartier Generale italiano di Atene dell' 8a Armata, Gen. C.d'A. Vecciarelli ordina di consegnare le armi all'alleato tedesco e farsi internare come non belligeranti.

Escluse alcune Unità della Milizia e dei Bersaglieri che autonomamente scelgono di continuare la guerra,restando fedeli all'alleanza, l'ordine viene eseguito ovunque... eccetto che a Cefalonia, dove un~.certo Gen. Gandin e la sua cricca di raccomandatissimi ufficiali piemontesi se ne stanno in vacanza con la loro Div. ''Acqui'' dal 1941 mentre in Russia e in Africa gli altri vengono fatti a pezzi.

Contattato telefonicamente dal Comando Germanico dell' Epiro (Gen. Lanz J, il Gandin, con la scusa di contrasti tra i suoi ufficiali, Gandin chiede due giorni di tempo .... a lui utili per distribuire le armi ai partigiani greci ( con i quali da tempo è in combutta) e per chiedere aiuto agl'inglesi. Allo scadere dei due giorni i si dice pronto alla resa delle armi, ma quando le moto-zattere cariche di soldati tedeschi si avvicinano all'isola, annuncia falsamente ai suoi uomini
l'attacco tedesco e le fa affondare dalle batterie costiere.

Non solo: lancia la Divisione ed i partigiani all'attacco dei soli due battaglioni tedeschi di presidio nell'isola con l'ordine " di dîstruggerli" e, confidando invano nell'intervento inglese, sprona gli uomini alla difesa ad oltranza, anche quando rinforzi tedeschi riescono a sbarcare ed avanzare. Alla fine, invece di tirarsi una pistolettata, questa quarantina Di ufficiali senza onore si arrende ... ma vengono tutti passati per le armi in seguito ad un preciso .

Un migliaio di ignari disgraziatissimi fanti muore nei combattimenti e circa tremila finiscono ai pesci con le due navi che li portavano prigionieri in Grecia, silurate dagl' inglesi. Totale delle perdite italiane: quattromila uomini. Il monarchico Gandin affiliato alla massoneria piemontese, il quale non faceva alc un mistero di ambire al posto dei suo superiore, Capo di Stato Maggiore Badoglio, , con i suoi accoliti totalizza un en plein del tradimento: inganna il proprio diretto Comando, l'alleato germanico,i suoi soldati ed il suo stesso re, il quale, solo molto più tardi, il 13/ 10/43 dichiarerà formalmente guerra alla Germania.


SALVO D'ACQUISTO

Palidoro ( Roma) - Dopo il tradimento italiano dell’8 Settembre 1943, le truppe tedesche scendono lungo la via Aurelia dirette in Campania per aiutare i commilitoni rimasti soli, ad arginare l'avanzata anglo-americana. Lungo la strada essi raccolgono armi e materiali abbandonati dal "Regio Esercito" allo sbando. Al loro arrivo, i Carabinieri della stazione di Palidoro si mettono in borghese e fuggono tutti, tranne un certo Salvo D'Acquisto, che essendo dei meridione, proprio non se la sente di andare incontro al fronte bellico, per poter tornare a casa. Allora che fa il nostro futuro eroe? Rimasto solo, piazza una granata a strappo dietro ad un cassetto semiaperto, nel quale si intravede una pistola, e poi chiude la porta e se ne va a zonzo tra i casali dei contadini della zona, i quali, conoscendolo bene, gli offrono vitto ed alloggio.

Una pattuglia tedesca trova intanto la caserma, la perquisisce in cerca di armi abbandonate, e salta felicementein aria: un giovane soldato muore sul colpo, un altro resteràmutilato, ed altri feriti.

ll comandante tedesco fa rastrellare 23 ostaggi, tra i quali capita, casualmente, anche il vero responsabile. L'ufficiale chiede loro di dire chi sia stato a compiere l’eccidio,m ma gli ostaggi, tranne uno, che però tace, non possono saperlo.

Mentre chiedono la grazia davanti al plotone d'esecuzione, proprio quando sta per partire la raffica letale, il nostro "eroe", che comunque stava per essere fucilato, se ne esce dalla fila e dice: “sono stato io”.
L'ufficiale tedesco, che a norma delle leggi di guerra potrebbe comunque fucilarli tutti, si acconta generosamente di punire il solo vero colpevole. Visti i fatti, forse è un po’esagerato il culto laico offerto nell'Arma a questo Carabiniere esemplare, che attende, del resto anche la Canonizzazione Ecclesiale.


VIA RASELLA, FOSSE ARDEATINE

Roma, marzo 1944 - La città è stata generosamente dichiarata " città aperta" per rispetto dei Duce da parte dei Feldmaresciallo A. Kesselring , onde evitarne la distruzione che il bombardamento USA di S.Lorenzo aveva preannunciato. Questo status comporta per il Comando Germanico l'onere gigantesco di foraggiarla e tenervi un solo presidio di polizia ( in collaborazione con la Polizia italiana ): le colonne di rinforzo per il fronte non possono attraversarla, ma devono girarle attorno - non c'è ancora il "raccordo anulare" - con enorme spreco di tempo e carburante preziosi. Ciò nonostante, il vizietto italiano dell'attacco proditorio offre una vasta scelta: partigiani monarchici (Gen. Cordero di Montezemolo) limitantisi ad attività di propaganda in quanto come militari rispettosi dello status di "città aperta", partigiani comunisti (ma dissidenti da Mosca) della grossa banda " Bandiera Rossa " dediti al sabotaggio incruento, ed infine uno sparuto gruppetto di assassini senza scrupoli (G.A.P. ) fedelissimi di Stalin, dediti ail' uccisione di militiari isolati in libera uscita.

Questo gruppetto, che dopo la "liberazione" vuole fare dell'ltalia una repubblica sovietica, prende contatto con tutti gli altri e propone deki colloqui per una strategia comune. E' solo . un trucco... Essi denunciano tutti alla polizia e quando questi vengono rinchiusi a " Regina Coeli"fanno il "botto grosso" ben sapendo quali saranno le conseguenze. :La bomba che a via Rasella uccide 33 vecchi territoriali sudtirolesi (più 9 tra i feriti: per un totale di 42) .

Essi Provocano cos, volutamente, con la prevista rappresaglia (fosse Ardeatine ) la fucilazione di tutti i loro possibili futuri concorrenti politici ed aizzano l'odio anti-tedesco , se pure non in modo sufficiente da provocare l'agognata rivolta generale della città, della quale si vorrebbero mettere a capo.

La proporzione di rappresaglia 10 ad 1 è considerata legittima dal Diritto dei Popoli ( Conv.ne di Ginevra) e tanti ne chiede il Comando Germanico, ma la Polizia italiana ne consegna “per errore” 5 in più, di cui nel trainbusto nessuno si accorge e questo costerà poi l'ergastolo agli Ufficiali tedeschi... che invece andavano premiati per aver evitato il bis della fucilazione di ulteriori 90 ostaggi.

Furono premiati,invece, gli assassini Bentivegna e Capponi con medaglie, soldi e case, ma questi "eroi" nessuno li vide mai più in pubblico dopo che si presentarono al processo contro gli Ufficiali tedeschi nel 1948: la folla dei parenti delle vittime tento di linciarli 

S. ANNA DI STAZZEMA·

Toscana, 12/8/1944 - Località ideale per vacanze partigiane a 700 m. d'altezza, totalmente isolata ( due ore di salita a piedi) sull'Appennino della Versilia con panorama sul Tirreno, produzione di vino, olio e cami della migliore qualità. Ottimo rifugio per disertori , banditi e ladri : dall' 8 Settembre '43 cominciano ad affluirvi le prime decine che raggruppatesi in banda partigiana (cosidetta " Brigata Garibaldi", cresciuta fino a ben 200 elementi ) gozzovigliano un anno "ospiti" dei contadini .

S. Anna di Stazzema, essendo fuori delle linee di comunicazione e senza significato strategico era, come tutta quella zona montana,non è infatti presidiata . Tra una festa e l'altra , in attesa della " liberazione ", la banda dal mitra facile rompe la monotonia con puntate a valle per rapire le ragazze degli sfollati (eliminate e sotterrate in genere dopo 2 o 3 settimane di intenso "uso" collettivo) ed assalire qualche automezzo di passaggio carico di roba buona.

Finirebbe così la guerra dei nostri eroi neo-ganbaldini con l'avvicinarsi degli Anglo-amencani ( estate '41,) se nella banda non sorgesse improvvisamente un profondo bisogno di lotta antifascista, onde accumulare meriti e farsi premiare. Tutti sanno dalla radio, che ai loro partigiani gli U.S.A. consegnano il VUoto di potere: nomine a sindaco, prefetto magistrato, questore , deputato , senatore , ecc

Accade così che nelle vallate circostqnti, Zona di retrovia ritenuta da sempre relativamente tranquilla , si sviluppa improvvisamente un'inattesa serie di imboscate: cadono falciati da unja raffica alle spalle i soldati diciottenni dell' ultima leva del Reich, talmente inesperti da andarsene disarmati alla passeggiata domenicale con le ragazze toscane, militi della G·N.R che sorseggiavano un bicchiere seduti ail' osteria, ed altri che giravano imprudentemente da soli nei casolari, per comprare uova e fàrina, dato che i rifornimenti non arrivano più.

Le pattuglie della Polizia militare inviate in rastrellamento a S.Anna, Stazzema , entrate ignare nel paese che' sembrava abbandonato, vengonlo improvvisamente falciate dal fuoco concentrico che viene dalle finestre delle case e persino dal, campanile della chiesa .
I sopravvissuti danno l'allarme e si muove allora un intero battaglione della 16A Div. SS "Reichsfuhrer" che, giunto davanti all'abitato, lancia dei volantini avvertendo i civili deIl' imminente attacco,ed invitandoli ad abbandonare il paese.

Ma la banda asserragliata nelle case vieta loro l'evacuazione con un'eroico"vi difendiamo noi", salvo poi squagliarsela ad attacco iniziato tirando qualche schioppettata , per poi assistere dai boschi soprastanti al massacro dei poveracci chiusi nelle loro case e tornare a depredare i morti di anelli, braccialetti o catenine d’oro, dopo che le truppe tedesche se ne sono andate.

MARZABOTTO

Marzabotto (Emilia-Romagna, 29/ 9 / 1944 ) Retrovia della Linea Gotica . Gli appelli criminali lanciati dalla radio anglo Americana ed istiganti alla guerra civile in Nord-Italia, avevano scatenato i feroci comunisti dei " triangolo rosso ". Nei monti di Marzabotto operava la banda dei sanguinario partigiano " Lupo " ( Mario Musolesi, ex sergente dei R.E. ), specializzato nel seppellire vivi i suoi prigionieri, dopo previa tortura .  ... La nostra zona era diventata la regione dei terrore per i nazi-fascisti : tutti i soldati in giro per le retrovie venivano rapiti e giustiziati ... > > (dalle memorie della sorella Bruna su "Stella Rossa", 1947).

Un giorno di fine Settembre '44 , senza motivo apparente, i bombardieri . U.S.A. devastano Marzabotto uccidendo più di mille civili. Le truppe tedesche , che hanno assistito da lontano al bombardamento avvenuto aile loro spalle , inviano ambulanze e personale medico . Nessuno fa ritorno. Vengono ritrovati dalle pattuglie inviate alla loro ricerca : i medici penzolano impiccati alle travi delle stalle , le infermiere crocifisse alle porte : tutti i cadaveri sono orrendamente mutilati ... La zona viene subito circondata e rastrellata dalla Polizia militare ( SS e Brigate Nere) : nella rete cadono " Lupo" , i suoi scagnozzi ed un centinaio di loro fiancheggiatorii che vengono tutti correttamente passati per le armi . Il cadavere dei "Lupo "restituisce una gran quantità di denaro e gioielli.
Dopo la guerra , con le dovute omissioni .... tutte le vittime Saranno messe sul conto della Wehrmacht, ma recentemente gli amministratori comunali , zitti zitti , hanno fatto un misterioso sconto di mille morti sul monumento a ricordo della "barbarie nazi-fascista" ...

IL FINTO "OLOCAUSTO"

Vero capolavoro di psico-manipolazione planetaria , anteprima assoluta ' nella storia umana, realizzato da registi , attori , giomalisti e "storici" giudei russo-americani nella loro guerra per il dominio deI mondo iniziata nel 1945 e tuttora in corso . Reso certamente possibile dal controllo dei mass media e dallo spegnimento della capacità critica di masse regredite allo stato bovino , ha perfettamente mascherato l'assassinio della Civiltà Europea nella figura della sua punta di diamante : la Germania .

Dire che non è vero, oggi è proibito per legge, alla faccia della  "libera opinione" dell' Occidente democratico ! Ma basta andare ad Ausschwitz con occhio critico e due grammi d ' intelligenza , per vedere la mini "camera-a-gas" che sarebbe esplosa al primo tentativo d’uso, perchè comunicante col fomo crematorio , la fetta di salame mancante dalla vetrina che mostra 'la razione dell' internato, il mura dei 50.000 fucilati senza un solo buco, attrezzi sado-maso nati dalla fantasia deI dopo-guerra, ecc. ecc. Una sola cosa impressionante " grandi vetri dietro i quali si vedono montagne di spazzolini da denti , capelli ; valigie e scarpe "O se non si sa che è materiale tedesco raccolto nelle donazioni alla Patria per essere riciclato in prodotti sintetici ( le scorte di materie prime si esaurirono a fine '42 ) I famigeratj "Lager" erano semplicemente fabbriche di lavoro forzato , che se eseguito bene portava allo sconto di pena ... Arbeit macht Frei, appunto.

Era stato indispensabile concentrare i giudei , almeno quelli potenzialmente pericolosi : sia perché essi avevano dichiarato guerra alla Germania su tutti i giornali anglo-americani già nel 1933 e quindi appartenevano a " nazionalità nemica", sia perché con le rivolte bolsceviche deI 1918 avevano provocato il crollo interno della Germania e la sua sconfitta.

Paradossalmente ne morirono alcune migliaia ( lievitate poi di tre zeri ). negli ultimi tre mesi di guerra , quando scoppio il tifo per esaurimento delle scorte dei famosissimo disinfettante "Zyclon B" che serviva a spidocchiarli .  Quei cadaveri rinsecchiti dalla febbre tifoidea, una volt filmati da registi del calibro di John Ford ed Alfred Hitchcock, hanno fatto la fortuna della dittatura giudeo-americana che oggi ci annienta con la corruzione , le droghe , ed il melting pot razziale .

mercoledì 24 marzo 2010

IL RITORNO DELL'ARTE ARIANA

LA POLITICA CULTURALE DEL III° REICH

Nel maggio del 1939 una galleria d’arte di Lucerna offre all’asta 125 opere d’arte, che il ministero della Cultura Nazionalsocialista ha rimosso dai musei tedeschi di Berlino, Colonia, Essen, Brema, Wuppertal, Mannheime ed altri. e che, acquisite durante il festino ebraico della Repubblica di Weimar, ora sono considerate contrarie alla nuova volontà culturale del Völk germanico. La maggior parte di queste opere rigettate appartiene al filone espressionista “tedesco”, ma fra di esse, vi sono anche lavori di Paul Gauguin, di Cézanne e di Vincent Van Gogh, ritenuti anch’essi pittori concettualmente “ degenerati”.




Vengono battuti all’asta e venduti anche “Maschere e morte” di Ensor ,un ritratto del 1903 di Pablo Picasso e due suoi arlecchini del periodo Blu. Il Kunst Museum di Basilea acquista opere di Paul Klee, Oskar Schlemmer, André Derain, ed il ritratto di rabbino russo di Marc Chagall.




In pratica, gli artisti ebrei finiscono fuori dai musei tedeschi e dentro quelli svizzeri, od americani. Scivolano nelle collezioni private anche Matisse, Braque, Modigliani, Vlaminck, Dix, Nolde, Kokoschka, ed in genere tutta la schiera di artisti ebrei attivi ed affermati nel periodo di Weimar. Le cosiddette “Avanguardie”, il Dada e la Bauhaus spariscono perché contrari ed alieni ad una Cultura schiettamente tedesca.

La KampfBund für Deutsche Kultur, o Lega combattente per la Cultura Tedesca, fondata da Alfred Rosemberg, riesce a raccogliere più di 12000 esempi di “Arte Degenerata”: Tele ad olio, sculture, disegni, ed acquerelli. Quattordici tele di Edward Munch finiscono ad Oslo a prezzi stracciati. Viene organizzata la grande mostra sull’Arte Degenerata, e poi, Il 20 marzo del 1939, per ordine personale di Goebbels, si allestisce un “Falò d’Arte” e le opere vengono bruciate ritualmente e pubblicamente a Berlino, sotto l’occhio impassibile dei vigili del fuoco. Anche nelle le biblioteche pubbliche si opera lo stesso tipo di pulizia selettiva che deve eliminare la letteratura “indesiderata”, ovvero ebraica. Già nel 1933 sono finite in cenere le opere complete di Sigmund Freud e di Karl Marx, ed i lavori letterari di Remarque, Mann, Benjamin, e Kästner.

Nel 1940 i roghi d’arte si ripetono in sordina anche in Francia, ed Alfred Rosemberg, che sequestra tutti i lavori degli artisti ebrei, fa al Jeu de Paume un falò con 600 quadri di autori come Mirò, Picasso, Klee, Max Ernst, Ferdinand Léger, e molti altri. La Possente rivoluzione culturale Hitleriana ora apre davvero le porte al Rinascimento artistico e spirituale dell’Uomo Ariano ed Europeo.

Riforme radicali elimineranno la venefica influenza delle “democrazie” mondialiste, e favoriranno un nuovo spirito eroico nelle arti germaniche. Il sangue e la razza tornano ad essere la fonte principale dell’ispirazione artistica. La filosofia nazional socialista porta ad un riorientamento totale d’ogni settore della vita del Völk tedesco, ed produce, nei pochi anni della sua durata, delle forme d’arte nuove ma strettamente connesse alla tradizione ancestrale ariana.


Greci e Romani, ovvero gli ariani dell’antichità, hanno fornito quegli esempi formali, filosofici, tecnici e concettuali a cui ora si riferiscono e rifanno i nuovi artisti ariani. I regimi precedenti, asserviti alla politica di devastazione culturale attuata dall’ebraismo internazionale,hanno prodotto solo spazzatura e ciarlatani dell’Arte d’avanguardia: degli incapaci regrediti nel primitivismo o alla sciattezza, per mascherare la loro completa inettitudine al Bello ed al magistralmente compiuto.

Gli ebrei hanno diffuso un’architettura antiestetica, progettata dagli idioti della Bauhaus, stipendiati dalle industrie e ligi alle necessità industriali di quelle entità assai poco sensibili all’arte. Questi artisti demenziali, veri criminali psichici, non devono più stare nei musei, ma nei manicomi, o in galera. Nelle arti del ‘900 regredite al primitivismo non c’è proprio niente da capire, e nessun reale messaggio, se non quello del malessere psicotico o nevrotico di chi le ha prodotte.

Questi artisti, che sono per lo più dei bolscevichi culturali, vanno allontanati decisamente dalle scene pubbliche, e se li si espone nelle Mostre dell’Arte degenerata è per far capire quanto essi siano stati dannosi. Ebrei e modernisti vengono perciò espulsi dalle Accademie, licenziati dai posti d’insegnamento, e banditi da tutte le istituzioni
pubbliche.

Due ritratti di Wolfgang Willrich






L’arte è, difatti, una missione sublime che esige che l’artista sia un vero eproprio guerriero, capace di costruire e difendere, per il proprio popolo, e per il suo sangue puro, i più alti principidello spirito, dell’arte, e della tradizione culturale Germanica.








Nel 1937, viene solennemente inaugurata la Haus der Kunst, di Monaco, progettata dall’architetto Paul Ludwig Troost, con la costante consulenza del Führer stesso. La mostra inaugurale, allestita con 900 opere tutte personalmente approvate da Hitler, dimostra lo stato di riacquisita salute della Germania Nazionalsocialista. Gli artisti principali sono Arno Breker, Josef Thorak, Adolf Zeigler, Wolfgang Willrich, Oskar Just, Bereskine, e Wilhelm Dohme.





martedì 23 marzo 2010

DE BELLO JUDAICO


DE BELLO JUDAICO
AC HEBRÆORUM FALSITATIS


Quando è Hollywood a scrivere ed insegnare la Storia, accade un vero miracolo:
M. Lle bugie degli sceneggiatori ebrei diventano la verità degli storici accademici.  
ikar


Dopo la morte d’Adolf Hitler e la disfatta militare del III°Reich, costretto ad una resa senza condizioni che ha permesso agli “Alleati” di privare per decenni i cittadini tedeschi d’ogni più elementare diritto, i “sopravissuti” all’occupazione delle Potenze democratiche, sono stati costretti a rinnegare pubblicamente ogni loro precedente profonda convinzione politica e spirituale, ed a “negare” innanzitutto l’evidenza dei fatti: Adolf Hitler incarnava, per ogni tedesco degno di questo nome, il Genio ed il Destino della Germania, e derivava il suo potere carismatico da una Volontà superiore a quella della sua personalità contingente; un Volere che era quello del Dio della Stirpe e del Völk germanici: Odhinn o Wotan.

Egli stesso esprimeva la certezza d’essere un inviato della Provvidenza, per un evento atteso e sperato da tempo: la rinascita spirituale e materiale della Germania, e la sua liberazione dallo stretto cappio che i plutocrati internazionali avevano intrecciato per questo pericoloso lupo Fenrir, dopo la sconfitta della Ia Guerra Mondiale, e le impossibili condizioni del vergognoso “Trattato di Pace” di Versailles, che riducevano il Paese alla miseria. Certo la provvidenza divina che l’aveva inviato non era quella dello Jahvé ebraico.

Nel 1943 ogni individuo tedesco sa di combattere contro il mondo intero, contro le Potenze dell’Oro di Wall Street e della City, a fianco del suo Führer, Adolf Hitler, in una battaglia che equivale ad un sicuro suicidio. Eppure i tedeschi combattono a milioni in questo scontro titanico, andando incontro alla morte
pur di non rinnegare la loro Fede in sé stessi ed in Lui.

Adolf Hitler non è stato dunque, come suggeriva ai suoi studenti americani Ernst Cassirer, uno spaventoso errore della Storia mondiale, ma il fulgido rifiorire di quella Tedesca ed Europea. Questo reduce dalla disfatta d’un mondo, ora risvegliava la Germania da un sonno drogato durato per secoli. La guerra e la sconfitta del 1918, e gli eventi che n’erano seguiti, avevano dato ai Tedeschi almeno un’assoluta certezza: il vero nemico non era mai stato al fronte, ma aveva operato al sicuro, acquattato all’interno e nelle retrovie, o nei gangli vitali del Paese. I nemici erano i Politici ed i mestatori bolscevichi, tedeschi solo di nome e tutti squisitamente ebrei come Rosa Luxembourg, Karl Liebknecht, Hugo Hause, Gustav Landauer, Leo Jogiches, Eugen Levine, Walter Rathenau, e Mathias
Erzberger.

Alla resa dei conti, le loro morti non furono affatto feroci assassinî attuati da dei truci fanatici dell’estrema destra, come vorrebbe far credere l’attuale storiografia didattica, ma la decisa e letale reazione dei Patrioti tedeschi contro questi traditori alieni, ospiti d’un paese che essi non amavano perché non era il loro, e che volevano consegnare alle orde barbariche dei loro correligionari Sovietici.

Non si trattò dunque di una terribile “discesa verso il Nazismo” ma di una fortunata “Ascesa verso di esso”, fuori dalla stretta dell’ebraismo comunista, e dalla putredine della Repubblica di Weimar, spacciata ancor oggi per momento culminante d’arte e cultura. La vera Rivoluzione, quando giunse, fu proprio quella di Adolf Hitler e dei suoi, che ora spezzavano con la forza dei Freikorps, la morsa e l’arroganza distruttiva dei nemici interni della Germania, ampiamente finanziati da Lenin.

Rinascevano il senso del dovere militare di un Moltke, la consapevolezza del diritto della Germania ad un proprio spazio vitale ad Est, preconizzata da Lagarde, e l’orgoglio della propria razza ariana, fucinato dal Germanen Orden di Ugo von List e di Lebenfels. Ormai la liberazione dei tedeschi dalle catene finanziarie e culturali ebraiche era un dato di fatto, e solo un’altra guerra, più letale e definitiva di quella appena conclusa, avrebbe potuto avere ragione di questi pericolosi “Risvegliati” a sé stessi.

E fu proprio alla guerra, che subito pensarono gli ebrei. La svolta data agli eventi da questa “Rivoluzione Tedesca” che presto poteva diventare “Europea”, fu un incubo ed un disastro per tutti gli Ebrei d’Europa e del mondo. Ne andava dei loro affari! Non si trattava più di un’eruzione cutanea adolescenziale passeggera, ma di uno scoppio d’Ira maturato a lungo, che nessun filosofo idealista o poeta trascendente ebreo poteva più arginare, deviare, evitare o cavalcare. Kant, Heine e Fichte erano finiti fuori corso: pura carta straccia.

Ora il tedesco autentico lasciava le città, disertava i banchi di pegno, le botteghe dei prestiti ad usura, e tornava alle foreste e alle campagne: alle forze geniali e Naturali del suo antico Panteismo germanico. Ora si era davvero pronti a leggere e comprendere il “Mein Kampf” di Hitler, o le tesi di Rosemberg: si era pronti alla lotta per ricostruire ciò che il Giudaismo Cristiano e l’Intellettualismo e lo scientismo Ebraico avevano volontariamente distrutto e guastato.

Nessuna croce patibolare e nessun talismano di moderazione, poteva ormai contrastare questo prepotente risorgere delle divinità ariane e germaniche, capaci d’una limpida ferocia, portata all’estremo limite d’ognuno. l’Uomo tedesco riscopriva con gioia d’essere un perfetto guerriero, capace di un’ira algida ed ascendente come gli impetuosi venti del Nord. La “Barakà” ebraica della “cultura umanistica”, si rivelava un marcio trucchetto da astuti bottegai, e si sgretolava come un vampiro al sole, risolvendosi in una polvere attossicata.

Ora Thor veniva per distruggere, a martellate, anche i covi dei preti e dei rabbini, e quei colpi da fabbro celeste sembrarono a molti un brontolio di tuono; in lontananza. Ben presto, le doglie di quel ritorno degli Dei Germanici avrebbe suscitato un fragore assordante, che avrebbe scosso il mondo.

Mauro Likar


RINASCIMENTO
GERMANICO

Dopo il Rinascimento dei Secoli XIV°, XV° e XVI° dopo La Riforma di Martin Luther, dopo il Gotico, Meister Eckart, Albrecht Dürer, Lucas Cranach, dopo Bach, Mozart e Beethoven, e l’impulso dato da Goethe, Winckelmann, Lessing, Novalis, Schiller, Holderling e Kleist, viene l’ora di Friedrich Nietzsche, di Richard Wagner, di Houston Chamberlain, di Rosemberg, di Adolf Hitler, e di una Germania stanca d’essere il laboratorio delle depressioni e delle angosce esistenziali e culturali ebraiche.

L’ebraismo infiltratosi ovunque nelle Arti, ha già introdotto il virus dell’Impressionismo e poi dell’Espressionismo, con l’intento di guastare il gusto “Pagano” del “classico e del greco”, pazientemente introdotti in Europa da Goethe, Winckelmann, Canova, Thorwaldsen, David, Ingres, Barrias, Girodet, Flandrin, e da tutti gli artisti del filone NeoClassico.

Alla solarità pagana e Neogreca, gli “Artisti” della Brucke oppongono l’ombra livida del loro malessere patologico, la loro voglia biblica e mortifera d’interpretare il ruolo d’eterne vittime e di sovra imporre la loro bruttezza ad ogni bellezza altrui. Squallore ed impulso necrofilo sono i loro strumenti e le loro armi principali, e l’Angst, o Angoscia esistenziale, è non solo il brodo di coltura delle loro ambigue ispirazioni artistiche, ma anche il grimaldello con cui scassinare la psiche ariana.

La cricca dei pittori della Brucke, e del Blaue Reiter, con nomi ampiamente rivelatori della loro provenienza israelita, come Kirchner, Pechstein, Nolde, Bechmann, Kandinsky, Marc, Klee, o Macke, viene fiancheggiata da musicisti anch’essi sprepuziati, ed altrettanto “dirompenti”: Arnold Schömberg, Alban Berg, Franz Webern, e da scrittori anch’essi onestamente Ebrei: Thomas ed Heinrich Mann, Karl Kraus, Franz Werfel, Otto Weininger, Gottfied Benn, Franz Kafka, Stefan Zweig, ed Alfred Döblin.

La schiera degli altri “eletti” di minore notorietà, ma intensamente attivi in giornali e gazzette, è una vera agguerritissima legione di famigli. Tutti costoro si occupano coralmente della sofferenza e della psiche altrui, aiutati dai loro correligionari del mestiere: Sigmund Freud ed il suo clan di seguaci, psicologi e psichiatri come lui affiliati al B’Nai Brith.

Con la Prima Guerra Mondiale, queste forze disgreganti hanno avuto buon gioco nel propagare la loro artistica desolazione. Si mira a spezzare la volontà di lottare e l’anima dei tedeschi, a disorientarli per meglio soggiogarli, e si inventa il Dadaismo, che insulta, sminuisce e ridicolizza apertamente la bellezza, l’armonia e il pathos classici, ed introduce l’arte dello sberleffo grottesco, il gusto dell’assurdo e del demenziale, mascherati da “giocosa spontaneità”. L’indesiderabile pattume mentale di un Jean Arp e dei suoi molti emuli, diviene l’Avanguardia: ma l’avanguardia di che cosa? e voluta poi da chi? Con George Grosz, Otto Dix, Lichard, Huelsenbeck, Oskar Kokoschka, Raoul Hausmann e Walter Menring, si organizzano dei matinées e dei “festival Dada” che sono delle semplici provocazioni anti artistiche. Con Kurt Schwitters nasce la Merzkunst, l’arte degli slogan cretini, in cui la stupidità e la
vacuità mentale degli autori raggiunge vette d’elevazione insuperabili. Questi sono i giovani ebrei al lavoro.

I vecchi ebrei, invece, continuano a produrre “Arte” secondo schemi canonici più accettabili. Thomas Mann, Herman Hesse, Rainer Maria Rilke, Stefan Zweig, Max Liebermann, rappresentano il Filone ebraico illuminato ed Umanista. Si gioca dunque in casa e su tutti i fronti, ed accorgersi della sottile concordanza d’intenti dei diversi “protagonisti della cultura e delle arti germaniche” non è poi così ovvio per la popolazione tedesca non avvertita. Alcuni però notano i curiosi e strettissimi legami fra gli “ideali ebraici” e le idee espresse e diffuse a Berlino, Parigi, Londra, Mosca ed Hollywood da questi artisti alfieri del “moderno”.

Max Reinhardt allestisce le sue sontuose produzioni teatrali, in quattro diversi teatri di Berlino, incluso il Teatro dei Cinquemila; Alexander Moissi recita l’Amleto in abiti da strada, ed Erwin Piscator, sponsorizzato dai Sindacati Comunisti, mette in scena i suoi funesti drammi, ed anche il Buon Soldato Schweik, scenografato proprio da George Grosz.

Ovviamente la Russia è di casa in questo milieu culturale prettamente ebraico, ed il Teatro dell’Arte di Stanislawsky è, a Berlino, un ospite assai assiduo. Da Parigi giunge in trasferta Josephine Baker, la Naomi Campbell dell’epoca, ma questa “venere nera” non veste Valentino o Armani, ma semplici e più allusive Banane. Da New York giunge la musica Jazz ed il Blues negro elaborato da George Gershwin. Gli ebrei dominano ovunque la “scena culturale”: un palcoscenico su cui non sembra esserci spazio
che per loro; come non accorgersene?

Ernst Toller, Georg Kaiser, Ernst Barlach propagano il loro pessimo gusto Kitsch, che Hollywood porterà poi alle stelle. Dulcis in Fundo, Bertold Brecht e Kurt Weil deliziano in piena recessione, con 300 repliche consecutive dell’Opera da Tre Soldi, il pubblico berlinese. Questo “Capolavoro” è il perno centrale di una propaganda disfattista ebraica, volta a fomentare lo scontento popolare, direzionandolo verso il comunismo, e dandogli la forma e le voci ben articolate e facilmente comprensibili delle puttane e dei magnaccia di Berlino.

L’Opera di Brecht è un ottimo esempio di sofisticato e solo apparentemente popolare Zeitkunst: Arte Politicizzata d’attualità, che si rivolge alla massa nel facile linguaggio della plebaglia analfabeta. Le musiche di Kurt Weil sono semplici ariette orecchiabili, da cabaret, con tocchi da banda metropolitana e inserti da balera.

Viene da ultimo la corrente d’Arte che gli storici attuali ritengono la più importante dell’Epoca: il “Nuovo Funzionalismo” o Bauhaus di Walter Gropius, che domina incontrastato sul tramonto della Repubblica ebraica di Weimar. Questo stile funzionale, che elimina ogni decorazione a favore e negli interessi di risparmio e profitto della produzione industriale, ha, per protagonisti, un altro manipolo di ebrei.

Lo staff di Gropius al Bauhaus è composto da Vassilij Kandisnsky, Paul Klee, Laslo Moholy-Nagy, Oskar Schlemmer, Marcel Brever, Josef Albers, Lyonel Feininger ed Herbert Bayer. Tutti questi insegnanti ebrei od ebreiformi, instillano nei loro studenti la “passione” per la linearità funzionale, e per una dimensione “sociale” dell’architettura.

Al Salon Des Artistes Decorateurs di Parigi del 1930, per colmo dell’ironia o dello spregio, proprio questi negatori della decorazione allestiscono l’intera sezione tedesca. È il trionfo del disegno industriale e la fine di quello veramente artistico. Superfici vuote o semplici cromatismi piatti sostituiscono ogni decorazione. Spariscono le sculture, e la pittura diviene un semplice grafismo, o viene del tutto eliminata. Il “Bello” viene soppiantato dall’Industrialmente economico, ovvero produttivamente profittevole.

Ma il Nazionalsocialismo hitleriano è già presente, e ben presto eliminerà il Bauhaus ed i principi di un’arte e di un design scheletrici, asserviti al profitto industriale, fatti passare per progressismo umanistico. Albert Speer, Josef Torak, Arno Breker, ben presto sostituiranno alle funzionalità industriali ebraiche del paradiso perduto di Weimar, la loro asciutta e rigorosa estetica Neo Greca e Neo Dorica. Bastano poche immagini comparative per accertarsene.

La voce di Adolf Hitler, partita dalle catacombe al malto della Hofbrauhaus di Monaco, nell’ottobre del 1919, non è quella di uno sprovveduto accortosi improvvisamente di saper parlare con eloquenza convincente, ma quella di un uomo che sente d’essere lo strumento del Destino, e che vuole la libertà e la salvezza del suo popolo. Distruggere la falsa democrazia, con i suoi stessi mezzi legali ed il pieno consenso elettorale è quanto vuole e riuscirà a fare.

Il Suo programma, caso unico nella storia di un uomo politico, è espresso chiaramente fin dall’inizio, nel Mein Kampf: La Germania è dei Tedeschi, e i non tedeschi sono ospiti stranieri, che non hanno voce in capitolo nelle faccende dello Stato: Cultura ed educazione compresa. Gli Ebrei, che sono solo nominalmente tedeschi, devono mollare l’osso, perdere le vantaggiose posizioni occupate nei gangli della società e dello Stato germanici, e la cosa non garba loro affatto.

Eccoli allora lanciare a mezzo stampa, fin dal 1933, dei proclami di guerra ad oltranza al Nazionalsocialismo, organizzare boicottaggi commerciali su scala mondiale, gridare al dittatore e all’assassino, senza che nessuno abbia torto loro un capello. Il Miracolo avvenuto in Germania li lascia allibiti: un emerito signor nessuno, un miserabile bozzettista di cartoline, è diventato il Cancelliere del Reich, in una Repubblica che ha ormai, per piena volontà popolare, le ore contate. Il Brutto anatroccolo si è trasformato nel bianco cigno di Lohengrin e vola alto sopra i pigmei della Politica.

Così lo si ingiuria, dandogli del guitto, dello stregone, del demagogo, dell’omosessuale, del pazzo che dà la colpa di tutto ai poveri ebrei, eterne vittime innocenti di ogni odio fanatico. Di fatto, il Partito Hitleriano ha pubblicato una piattaforma di 25 punti, che verranno applicati con estrema attenzione. Il Potere viene la mattina del 30 gennaio 1933, quando Adolf Hitler viene nominato ufficialmente Cancelliere dal vecchio Hindemburg.

Questo accattone che viveva nei dormitori pubblici di Vienna, questo fallito ante 1914, questo milite ignoto diventato un ridicolo oratore da birreria e da circo, ora si permette di agguantare il timone dello Stato, con alle spalle 13 milioni di tedeschi convinti della giustezza delle sue tesi, cambiando la rotta della Germania, dell’Europa, e gettando alle ortiche le regole del gioco.

Una fiumana di fuoco e di fiaccole si muove quella notte al rullar dei tamburi, sotto la Porta di Brandeburgo. Adolf Hitler è l’oggetto d’una tempesta di acclamazioni che erompono in ondate successive, a partire dal Tiergarten.

Su questa mezzanotte del 1933, che è l’alba del Nuovo Ordine Germanico, gli ebrei del mondo intero proiettano delle ombre sinistre, Maledizioni che presto diverranno vere e proprie dichiarazioni di Guerra.

Mauro Likar

domenica 21 marzo 2010

ZION AMERICA


ZION-AMERICA CONTRO L’EUROPA
basato su:
L'Occidente, ancora una volta, contro l'Europa
Di Piero Sella - Numero 32 del 01/04/1991

Esaminando l'intera Questione Orientale, e risalendo alle sue radici
storiche, è possibile capire che le cause essenziali degli attuali e più
prossimi conflitti in Medio Oriente ed in Asia, appartengono tutte
alla moderna storia dell'espansione coloniale Anglo- Ebraica,
considerata a torto un’ epopea coloniale squisitamente Europea.
Alla periferia dell'Impero Ottomano, che alla metà del secolo
scorso è stato condannato dalle “puissances del l’argent” ad un
fatale declino, il mondo arabo appare del tutto inerme di fronte
all'aggressione della più grande potenza mondiale del momento:
l'impero britannico, retto nominalmente dalla Corona Inglese,
e di fatto gestito in proprio dalla Plutocrazia finanziaria ebraica. A

Assunto nel 1875 il controllo del Canale di Suez, e nel 1878 quello
dell'isola di Cipro, gli “inglesi” occupano nel 1882 l'intero Egitto,
ed il Sudan. Il cotone ha la sua importanza!

Negli anni a cavallo del secolo - a protezione della rotta
commerciale di monopolio verso il cotone dell'Impero
indiano e l’oppio delle colonie di Singapore ed Hong Kong
- gli inglesi, si installano saldamente anche in Arabia,
dove occupano Aden, che blocca il mar Rosso.
Ora «proteggono» le loro località petrolifere: strategicamente
e finanziariamente, le più importanti attrattive del Golfo Persico.
È la nuova età del petrolio!

Alla fine del primo conflitto mondiale, la garanzia britannica
di dare l'indipendenza al popolo arabo, sotto la Dinastia
Hascemita, si rivela un miraggio a venire ed una promessa
da rudi marinai anglosassoni, ovvero una menzogna
ben calcolata, con cui, anche grazie al carismatico
Lawrence d’Arabia, si sono spinti gli Arabi alla rivolta
contro i loro correligionari Turchi. Lo smembramento e
la razzia dell'Impero Ottomano, diviene quindi per gli antichi
sudditi della Gran Porta, non la liberazione sperata,
ma un’immane catastrofe. Per gli ebrei “Inglesi” e “Francesi”
è un affare colossale.

I territori che dovevano costituire il Grande Stato Arabo
delimitato dal Mediterraneo, dal Mar Rosso, e dal Golfo
Persico, diventano un bottino che Albione e Marianna
si spartiscono fra loro. Ognuna delle due Potenze Coloniali,
per meglio raggiungere i propri obiettivi d’assoluto controllo e
predominio sulle terre e le popolazioni appena sottomesse,
frantuma senza indugi ogni entità amministrativa preesistente
per funzionale che fosse.

Il criterio che guida questa operazione di puro sciacallaggio e
rapina, è assai semplice: lasciare poche ricchezze e scarse
infrastrutture nelle zone più vaste e densamente popolate,
e puntare alle grandi ricchezze delle risorse naturali,
ovvero del petrolio, presente in territori di limitata
estensione, poco popolati e facilmente controllabili Manu
Militari. È questo, ad esempio, il caso del Kuwait.

Dalla Grande Siria i francesi ritagliano per sé gli attuali
Stati di Siria e Libano, mentre la parte strategicamente
e politicamente più importante, la Palestina, viene invece
agguantata saldamente dai britannici, che l’hanno
promessa segretamente agli Ebrei sionisti ed ai Rothschild,
e che, con questo cuneo inserito tra Mediterraneo e
Mar Rosso, raggiungono anche lo scopo, non secondario,
di spezzare il Continuum etnico e religioso che unisce
l’Islam asiatico e quello africano. Sempre dalla Grande
Siria, viene enucleata anche la provincia petrolifera
di Mossul. I britannici la annettono alla Regione
Mesopotamica, e, con il nome di Iraq se ne fanno
assegnare il Mandato, dalla neonata Società delle Nazioni.

Nella penisola arabica, ad Hussein che già regnava
sull'Hegiaz e sui Luoghi Santi musulmani: la Mecca e
Medina, e che confidando nella lealtà degli occidentali
aveva accettato di battersi a fianco dell’ambiguo
colonnello Lawrence, viene negato ogni diretto compenso.
Ai suoi figli, più facilmente imbrigliabili da una cavezza corta,
vengono affidate due luogotenenze.

Ad Abdullah, nonno dell'attuale re di Giordania, tocca, a nord
dell'Hegiaz di Hussein, ed a sud della Palestina, l'emirato di
Transgiordania: un territorio desertico dal clima disastroso.
A Feisal, che i francesi hanno estromesso con la forza da
Damasco, gli inglesi affidano il ruolo, costituzionalmente assai
incerto, di Re dell'Iraq.

Pur tenendo sotto controllo Abdullah e Feisal, i britannici
temono però - e non a torto - il risentimento di Hussein.
E allora, in quella penisola arabica che già occupano e
«controllano» militarmente, puntano su un docile cavallo
isolato più disposto a farsi montare di quello hascemita.
Le tribù Wahabite di Ibn Saud. vengono così aizzate e
scatenate contro il vecchio alleato.

È proprio il sionismo Rothschildiano - che ha ottenuto
nel 1917 dal ministro degli Esteri inglese Balfour il via
libera alla costituzione di un focolare ebraico, in quella
stessa Palestina già promessa agli arabi, a ritenere c
he la forza della dinastia hascemita sia un pericoloso
ostacoloper i propri piani. Senza la copertura garantitagli
dal padre, ai confini sud dell'emirato, e minacciato
anzi dai sauditi, Abdullah non sarà più in grado
di dare fastidi in Palestina, opponendosi
all’imminente e massiccio insediamento ebraico.

Grazie all'India Office, dominato a Londra ed a Bombay
dagli ebrei, - ebreo è anche il Viceré dell'India Lord
Reading- giungono attraverso il Golfo Persico armi
e denaro per i sauditi. Ad Hussein nessun aiuto arriva
invece da parte dei figli, che sono ormai dei fantocci
mossi dagli stessi burattinai che tirano lo spago ai
Lords britannici.

Cadute dopo un breve assedio la Mecca e Medina,
il vecchio sovrano sarà costretto all'esilio. Finirà i
suoi giorni come un “ricco ospite”, prigioniero
degli inglesi nell'isola di Cipro.
La spinta dei sauditi finisce là dove iniziano gli
interessi dei suoi protettori. Infatti gli inglesi
controllano, nel Golfo, gli attuali Emirati Arabi
Uniti, e soprattutto quel Kuwait in cui si sono
insediati per impedire che la Germania diventasse
il terminale della lunga ferrovia Berlino-Bassora.

Ma, fra le due guerre, anche fuori dal Medio e
Vicino Oriente, il mondo islamico è vittima della
sopraffazione e del calcolo “Plutocratico”.
Il Magreb, con Marocco, Algeria e Tunisia, è una
colonia francese; la Libia è occupata dagli italiani
ed il comunismo sovietico opprime, in modo
davvero feroce, le popolazioni turche dell'Asia centrale.

È doveroso notare che, pur nell'isolamento più
assoluto ed in condizioni di enorme inferiorità,
la Nazione Araba non cede, e rifiuta senza incertezze
l'Ordine Colonialista. La rivolta capeggiata da
Abd el Krim scuote l'Africa settentrionale francese.
In Libia, Omar el Muktar, che finirà impiccato,
tiene per anni in scacco le forze coloniali del Generale
Graziani. Nel Sudan, nel 1924, il governatore inglese
cade vittima di un attentato. In Siria, nell'ottobre
del 1925, la situazione è tale che i francesi si vedono
costretti a bombardare Damasco.

In Palestina la resistenza popolare contro l'occupazione
militare britannica e contro l'immigrazione ebraica che
tende, con la complicità degli inglesi, a snaturare
etnicamente il paese, precede addirittura la concessione
del mandato del1922. In Asia centrale, l'Armata Rossa
reprime nel sangue l'insurrezione islamica guidata da
Enver Pascià, già ministro della guerra dell'impero ottomano.

Gli scontri armati proseguiranno, in quei territori fino
agli anni '30, quando l'azione contro i rivoltosi sarà un
tutt’unoindistinguibile con la prassi del terrore staliniano.
Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, il popolo
islamicointravede la possibilità di scrollarsi di dosso la
dominazione coloniale: gli oppressori, inglesi, francesi,
ebrei, russi, ed olandesi sono alle strette, e l'occasione
d’una rivincita infiamma i cuori, dal Magreb alle Indie
Orientali. L'appello del gran Muftì di Gerusalemme
contro il sionismo, e contro l'ateismo marxista viene
accolto con entusiasmo da migliaia di musulmani, che a
ffluiscono dai loro paesi dominati dagli stranieri, o dalle
regioni già liberate, nei ranghi dell'alleato germanico.

Le popolazioni turche della Crimea, e del Caucaso,
collaborano con Adolf Hitler e, e per questa scelta,
pagheranno un prezzo altissimo. Nello
scacchiere mesopotamico, particolarmente significativa
è la rivolta popolare irachena anti inglese, del 1941.
Scoppiata nell'aprile-maggio, in un momento ritenuto
dagli arabi assai favorevole, dato che le forze dell'Asse sono
penetrate fulmineamente nei Balcani e nel Mediterraneo
orientale, l'insurrezione è destinata all'insuccesso,
per l'impossibilità di ottenere, contro l'efficiente armata
britannica, degli aiuti esterni adeguati. La Wermacht infatti,
è completamente assorbita nei preparativi per l'attacco
all'Unione Sovietica, e solo dopo la conclusione di questa
operazione, lo Stato Maggiore tedesco programmerà una
manovra a tenaglia, che muovendo dal Caucaso
e dall'Egitto, dovrebbe intrappolare le forze inglesi del
Medio Oriente.

Soffocata la rivolta irachena, gli inglesi regolano i conti
con la Siria che si è schierata con la Francia di Vichy, e
dalla quale giungevano considerevoli aiuti al «Quadrato
d'Oro»: l'organizzazione che ha guidato l'insurrezione in
Iraq.

Ripulita la Siria, viene la volta dell'Iran d’essere invaso
congiuntamente, da sovietici ed anglo-americani. Gli Stati
Uniti, ufficialmente neutrali, riforniscono attraverso il Golfo
Persico, di armi e di materiali di ogni genere l'Unione
Sovietica. Lo Scià è deposto e viene deportato in Sud
Africa, mentre i capi religiosi, tra cui l'imam Khomeini,
guidano la resistenza contro lo straniero invasore.

Sarà il fallimento del Reich Hitleriano nell'Operazione
Barbarossa, sul fronte dell'Est, a decidere l’esito del conflitto.
La disfatta tedesca a Stalingrado sancisce la vittoria dei nemici
della Nazione Araba. Ed è proprio in Palestina, cuore geografico
e religioso dell'Islam, che la pace dei vincitori determinal
e conseguenze più nefaste. Alla rinuncia del Mandato, da
parte britannica - un mandato, concesso dalla Società delle
Nazioni sotto la condizione imperativa di portare il paese
all'indipendenza - la soluzione della questione viene demandata
all'ONU. Ora i palestinesi passano dalla padella alla brace!

Infatti, la nuova Organizzazione Internazionale, voluta e
lottizzata a propria misura e vantaggio dai vincitori, ben lungi
dall'essere un’istituzione in cui nazioni uguali e sovrane si
occupano del benessere dei popoli, è in realtà solo il portavoce
ufficiale e la cassa di risonanza degli interessi statunitensi,
ovvero di quel sionismo del quale gli Stati Uniti d'America sono
ormai dimostratamene il braccio secolare.

Ecco allora che l'ONU, proprio nel momento storico in cui il
colonialismo sta per uscire ovunque di scena, fà un’eccezione
davvero incredibile per gli ebrei: il popolo eletto, riconoscendo
loro il diritto, sull’oda emotiva del Grand Guignol di Norimberga,
di installarsi da padrone in casa altrui.

L'ONU, su esplicita pressione statunitense e sovietica, si arroga
- fuord’ogni logica giuridica ed a prescindere dalla sua stessa
carta istituzionale- il potere di negare al popolo palestinese il
diritto all’autodeterminazione, ed inserisce come un chiodo
arrugginito, nella carne viva della Nazione Araba, il corpo
estraneo dello Stato Ebraico. L'ONU decide la spartizione
del paese, ma non vi sarà nessuna spartizione, perché Israele
avrà anche l’estrema l'impudenza di violare quella stessa
risoluzione dell'ONU che l’ha fatta nascere, divorando in
più riprese, la "riserva" destinata dall'ONU al popolo arabo
di Palestina, ed espandendosi poi fuori dai confini del vecchio
mandato britannico: in Siria ed in Libano.

Grazie al diritto di veto sempre esercitato a suo favore dalle
Superpotenze, Israele è riuscito a vanificare, fino ad ora, qualsiasi
protesta internazionale, neutralizzando e riducendo ad un vano
ciarlare tutte le risoluzioni che gli imponevano di andarsene dai
territori illegalmente occupati, ponendo fine alle vessazioni cui
sottoponeva la popolazione locale, privata dei suoi più elementari
diritti.

Nel mondo arabo, la fine dell'occupazione straniera non ha segnato
il raggiungi mento della piena indipendenza; si è anzi determinata,
con l’ingerenza macroscopica degli USA, come potenza egemone nella
regione, una rinnovata e meno esplicita, ma ben più pesante
sudditanza. I confini tra i vari stati sono difatti rimasti quelli che
erano stati fissati dagli inglesi, per ricavarne il massimo profitto
strategico ed economico.
Il mantenimento dello status quo è stato garantito dalla debolezza
della nazione araba, che dal peso della plutocrazia sionista sul mondo
dell'informazione e della politica.

Ogni sforzo della Congrega Occidentale, è stato diretto a congelare
la situazione per esso più vantaggiosa, impedendo ogni modifica agli
equilibri volutamente predisposti.
La riprova è fornita dal caso del Kuwait. La fine del protettorato
britannico nel 1961, non ha segnato il ritorno del Kuwait in seno
alla madrepatria. Gli inglesi, per mantenere il controllo delle sue
risorse petrolifere, e soprattutto per non rinunziare allo
strangolamento geografico dell'Iraq, privato del naturale sbocco
al mare, hanno dichiarato l'indipendenza del Paese, consegnandolo
nelle mani degli Al Sabbah, discendenti di quel Mubarak che
nel 1896, dopo aver ucciso a pistolettate l'emiro suo fratello,
ed avere eliminato un altro fratello a coltellate, si era
insediato al potere, firmando immediatamente con gli inglesi un
protocollo che apriva loro le porte del Paese.

Costituzionalmente, l'indipendenza del Kuwait è il più incredibile
esempio di confusione tra diritto pubblico e diritto privato.
Su quattordici ministri, uno degli ultimi governi kuwaitiani ne
annoverava ben dodici appartenenti alla famiglia degli Al Sabbah.
Per Legge, il Presidente del Consiglio è sempre l'erede al trono:
il figlio dell'emiro.

I popoli arabi attendono ancora ciò che la Carta Atlantica,
l’ampollosa dichiarazione di principio delle democrazie, ha
promesso a tutti i popoli della terra. Il mondo che gli
Stati Uniti ed i loro mentori impongono come modello,
è evidentemente quello delle pure apparenze prive di reale
sostanza; un mondo di legalità senza giustizia, dove la vittima
deve riconoscere al suo carnefice il diritto a fare anche da
gendarme e da giudice.
Una pretesa davvero eccessiva!
Dopo aver portato, con la creazione ed il sostegno dato ad
oltranza di Israele, la violenza ed il caos in casa d'altri, gli
Stati Uniti, in vorrebbero essere riconosciuti, in quella
stessa casa devastata, come garanti del diritto democratico.
Questo inesistente filo logico, ha indotto gli americani
a muovere, per l'ennesima volta in questo secolo, un
esercito d’invasione a migliaia di chilometri da casa loro.

Dietro al Rambo-Robocop americano, dietro al paravento
di una moralità giudaico puritana, che ha ormai insanguinato
tutti i continenti del pianeta, ci sono in realtà, anche stavolta,
degli interessi economici e strategici.
Questi sono in primo luogo quelli del sionismo il quale,
dall'interno stesso degli USA, decide tutte le mosse di questa
grande potenza. Il sionismo ha voluto, con la distruzione
del più forte stato arabo del momento, l’Iraq,
consentire ad Israele di rafforzarsi ulteriormente nei
confronti dei suoi deboli vicini, dandogli dell’altro tempo per
gettare sulla bilancia della Palestina occupata il proprio
sempre maggiore peso demografico.

Che l'utile netto della Guerra del Golfo sia destinato a finire
nei forzieri ebraici, è confermato dal fatto che tutta l'intellighenzia
giudaica della diaspora ha preso le distanze dal movimento pacifista.
Seminare tendenzedisgreganti, disprezzo per le istituzioni militari,
esasperato individualismo, in questo caso, poteva danneggiare la
causa d’ Israele. Ed ecco che gli ebrei d’ogni paese si sono lanciati in
una campagna di grossolana propaganda, menzognera e d’una
violenza inaudita, tale da impedire a chicchessia ogni contrasto con
lo schieramento della coalizione anglo- americano-giudaica.
I pochi esponenti laici o religiosi abbastanza coraggiosi da non
allinearsi al coro, sono stati consegnati senza mezzi termini, alla
pubblica esecrazione.

Ogni ebreo capace di maneggiare una penna, ogni cervello
ebraicoche non fosse leso, sono stati mobilitati per spiegare
quanto fosse giusto, ed addirittura vitale per i futuri destini
della convivenza civile , sacrificare centinaia di migliaia di vite
umane per rimettere sul trono, in una capitale araba che
porta il nome di Kuwait City, un vecchio satrapo
rimbecillito dall’oro nero, le cui rendite parassitarie dovevano
continuare ad affluire nelle floride Banche Ebraiche.

Non vi sono state rubriche giornalistiche o trasmissioni
televisive che non fossero ininterrottamente presidiate dagli
uomini del sionismo.Le opinioni meno ortodosse sono state
puntualmente rintuzzate.
In un clima di minacciosa intolleranza si sono filtrate e
manipolate le notizie, presentando il responsabile di tutta
l'esplosiva situazione nella regione: lo Stato Ebraico, come
una vittima innocente di inesplicabili, vili aggressioni
antisemite.

Né stampa, né autorità centrali o periferiche, civili o
religiose, hanno potuto sottrarsi, all'obbligo di esprimere
la propria sollecita solidarietà ad Israele. Lo stato ebraico,
nel frattempo, ha agito con l'arroganza tipica di chi ha
potenti appoggi, e sa che a lui la legge non può venire
applicata, e che le uniche risoluzioni dell'ONU ad avere
un seguito, saranno quelle votate a suo favore e contro
i suoi avversari.

Questo è stato il clima adatto per rispolverare il
vittimismo ormai collaudato del “Popolo martire” e per
tradurre le proprie recriminazioni in pressanti richieste
di denaro. Sugli interlocutori, è stata scaricata una
valanga di accuse.
In poche settimane la lobby degli Stille, dei Colombo,
dei Levi, dei Mieli, degli Jacchia, dei Pirani, dei Segre,
dei Garribba, dei Molco, dei Mayer, e degli altri mille
giornalisti, corrispondenti, o collaboratori esterni, ha
cancellato con dei trucchi davverro elementari, come
quello di trasmettere in diretta il suono delle sirene
degli allarmi notturni da Tel Aviv - le migliaia di morti
dell'intifada; le sanguinose incursioni dell'aviazione
ebraica sui campi profughi palestinesi, la criminosa
attività del Mossad,ed il duro regime di apartheid
imposto dall'occupante sionista alla popolazione
palestinese.

La guerra del Golfo ha rivelato dunque, il suo carattere
di crociata anglogiudaica, per mettere in riga l'ultimo
nemico del mondialismo, l'Islam.
È una guerra, questa, del tutto estranea agli interessi
dell'Europa e degli europei, i quali vanno in una direzione
diversa: quella dell'unità e della rimozione di ogni residuo
di Yalta. L'Europa non può permettersi di gettare alle ortiche,
per fiancheggiare interessi anglo- statunitensi e giudaici che
non sono i propri, un futuro di pace e di collaborazione con
il mondo arabo, nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente.

Gli Stati Uniti, che non vogliono sottrarsi all'abbraccio
vampiresco di Israele, sono disposti a pagare questa loro
scelta sulla pelle degli altri popoli; a qualsiasi prezzo.
Ciò rende la nazione americana un interlocutore
inattendibile. Ogni sua mossa è stata infatti pagata
con sacrifici di sangue e libertà dall'Europa e dal
mondo arabo.

Il visto d’uscita dall'Unione Sovietica per milioni
di ebrei, da trapiantare nei kibbutz in Israele, e
l'assenso di Mosca all'avventura nel Golfo e forse
in Iran, significano il via libera alla repressione.
La Siria è stata tacitata con la svendita del Libano,
a spese di cristiani e palestinesi.

L'Europa ed il mondo arabo sono le vittime designate
del Nuovo Ordine Globale, voluto dal sionismo. Vittime
rese tali dalla complicità di quei politici che nei Paesi
Arabi, in Russia, e nella vecchia Europa, rappresentano
e gestiscono gli interessi del globalismo anglo-giudaico.
La seconda guerra mondiale, scatenata contro l'Europa
agitando lo spauracchio d’una Germania che avrebbe
voluto conquistare il mondo, è finita con l'occupazione
militare del continente europeo da parte di chi
si era premurato di lanciare l'allarme.

Ma spesso, chi grida al ladro! Al ladro!
è il ladro stesso.

La guerra del Golfo, scatenata dagli americani del
Govern d’occupazione Sionista, agitando prima il
timore dell'espansionismo iracheno, ed ora quello
dell’Iran Nucleare, gigantesco Golia che vuole
annientare il povero, piccolo ed innocente Davide,
finirà con il popolo arabo in ginocchio di fronte
ad Israele, con gli “americani” installati in Arabia,
e con l'Europa tagliata fuori dal suo naturale spazio
geo-politico ad oriente.

Ma quello degli Arabi, prove alla mano,
promette d’essere davvero
un bellissimo Olocausto.

Mauro Likar.