lunedì 15 marzo 2010

INTRODUZIONE



STORIE INTERDETTE
INTRODUZIONE

Un' Epoca di menzogne finisce per davvero, solo quando le
idee, i sentimenti, le immagini, e le ossessioni, diffuse da
quelle falsità, quasi inavvertitamente s’ incrinano, ripugnano,
ed illanguidiscono; mentre, dalla palude della normalità,
imposta dalle società “democratiche”, affiorano altre energie ed
altre reali necessità.

Alcuni avvertono, per primi, il soffio vivente degli Archetipi,
che premono per essere nuovamente espressi, e, quindi,
traggono dal proprio spazio interiore, Immagini, parole, ed
idee, che turbano il sonno ipnotico dell'uomo comune; con
nitidezze di feroce intensità.

In ogni nuova Età che nasce, riemerge tutto ciò che è stato
rimosso, schernito, negato, e tacitato, in quelle precedenti;
Iniziato, è, quindi, colui che sa vedere, in ciò che si sta
sviluppando ora, il ritorno potente di tutto quello che si è
voluto, precedentemente, far abortire.
Certo, le prime promettenti coalizioni, sono state sciolte
facilmente, dato che erano solo indizi, ed anticipazioni, di ciò
che stava per giungere; ma nulla viene mai escluso
impunemente, e, reprimere una forza, o un simbolo, significa
solo far affondare, nella terra accogliente, come in un alveo
fecondo, semenze che poi radicheranno floride, per riapparire;
dando alla luce le gemme di verità degli eventi futuri.

In ogni tempo, la Storia di un determinato conflitto fra popoli
ed ideologie, scritta dopo la sua risoluzione armata, per lo più
proprio da quegli uomini, che, vittoriosi, hanno ottenuto sulla
scrittura di quella vicenda, il completo controllo, è
caratterizzata dalla affermazione di “verità assiomatiche”
ovviamente assai discordi, e spesso addirittura antitetiche alla
“realtà dei fatti”; assai più interessante, sussurrata dai vinti.
Difatti, la Storia scritta e raccontata dai vincitori, testimonia
sempre, ed esclusivamente, soltanto di ciò che un Potere
dominante, in un dato istante spazio temporale, vuole resti
scritto di sé, nel presente: a futura e perenne memoria.

Sfugge allo sciocco, condizionato a misurare gli uomini, i
popoli, e gli eventi, dalla quantità e dalla qualità delle parole,
spese pubblicamente sul loro conto, che la fama o l’ignominia
di ieri, o di oggi, non riguarda affatto il domani, e che il Potere
costituito registra, e fa scrivere, esclusivamente la propria
versione addomesticata della storia; ed insegna, quella passata,
o altrui, solo secondo i propri criteri, e nei limiti del proprio
esclusivo profitto.

Per mere ragioni di opportunità, e di propaganda, quel Potere
cancella, come non esistito, innominabile, negativo, o
criminale, tutto ciò che non torni utile ai suoi propri progetti: di
controllo e di dominio globale sugli uomini.
La Storia ufficiale, e accademica, non ha altro scopo, che di
saturare e ossessionare, con la propria costante presenza, le
menti drogate dei sudditi; per non lasciare loro l'alternativa di
altri spazi mentali, di altre, diverse, e ben più plausibili storie.

Nella sua concezione più vera, la Storia, non può essere che
una precisa ed accurata re-visione dei fatti, o resterà,
semplicemente, il racconto settario, frammentario, e spesso
adulterato, di determinati eventi. Sarà, allora, un congegno di
proiezione propagandistica, reso, con la ripetizione e la
diffusione mediatica, Dottrina intangibile e dogmatica.
Sarà un’ortodossia fra le altre, priva, come le altre, d’ogni
reale valore conoscitivo.

Rivedere e revisionare, non sono, epiteti sconvenienti, o
ingiuriosi, come credono alcuni censori accreditati, ma prassi
necessarie: all’esistenza di ciò che ancora si può definire come
Storia. Certo, il Revisore avveduto, non può che attendersi
l’ostilità, l’odio, e le campagne denigratorie, lanciategli contro
dagli “Storici accademici”: solerti custodi dottrinari, ed ottuse
vestali dell’Ortodossia storica, che temono, in ogni verifica
critica dell’esattezza delle loro storie, il verificarsi, assai
prevedibile, del crollo dei loro castelli di sabbia concettuali.

Nella misura in cui il lavoro di “revisione storica”, porta a
relativizzare, o a smentire decisamente, i pretesi sentimenti
solidali, umanitari, o libertari dei “vincitori”, e a riconsiderare
alcune delle atrocità, attribuite ai “vinti”, scoprendo, nella
versione storica ed ufficiale, delle lacune inspiegabili, delle
falsità evidenti, delle contraffazioni documentali, delle
testimonianze fittizie, e una distorsione uniforme e sistematica
dei fatti; in assenza assoluta di prove reali, o non palesemente
artefatte, a carico degli accusati, c’è da aspettarsi di essere
accusati delle più fosche intenzioni; e dei più delittuosi disegni.
È con la Storia Ufficiale della Prima Guerra Mondiale, che
nasce il “Revisionismo Storico Europeo”.

La Colpevolezza, la Responsabilità unilaterale della Germania
nello Scoppio della Prima Guerra Mondiale, e le atrocità
specifiche, commesse dalle armate tedesche, non erano solo la
convinzione generale delle opinioni pubbliche degli Stati
Vincitori, indottrinate dalla propaganda bellica, ma sono state
anche inscritte nel diktat di Versailles: lo sconcio “Trattato di
Pace” che i vinti sono stati costretti a firmare, e costituiscono,
ancor oggi, la base ideologica del Nuovo Ordine Europeo.

La revisione storica, di tali assunti, si scontra oggi, come allora,
con potenti interessi politici ed economici, dato che nessuno
degli Alleati vincitori, porrà mai in dubbio, né permetterà che si
dubiti, del suo diritto al bottino territoriale e monetario
acquisito; con la spoliazione e la devastazione etnica, degli
Imperi Centrali, e principalmente della Germania.

Dopo la Prima guerra Mondiale, alcune circostanze sono state,
tuttavia favorevoli, ad una precisa revisione storica dei fatti;
perché, a dispetto degli sforzi propagandistici degli Stati
Vincitori, non è loro riuscito di imporre l’ideologia della
Guerra, come di una Crociata attuata dal Bene, ovviamente
vittorioso, contro il Male, naturalmente sconfitto.

I Bolscevichi, appena saliti al potere in Russia, hanno
pubblicato tutti i documenti segreti degli Archivi zaristi, che
indicavano i veri responsabili della Guerra; e il Governo Social
Democratico Tedesco ha fatto altrettanto, con gli archivi del
Ministero degli Affari Esteri del Reich, nella Wilhelm Strasse.
I Documenti, immediatamente accessibili, hanno imposto,
allora, una netta revisione dei Miti di Guerra alleati, dato che se
ne ricavava una visione completamente diversa da quella
ufficiale, e diventava evidente la volontà bellica, in funzione
Pan- slava ed antigermanica di Russia, Francia, Inghilterra, e
poi Stati Uniti. I documenti, indicavano che l’unico scopo reale
di queste Potenze, era la distruzione della Germania, e la rapina
territoriale ed economica negli Imperi centrali.

Al contrario, nella Seconda Guerra Mondiale, la capitolazione
senza condizioni, imposta alla Germania Nazionalsocialista, ha
consegnato, alla discrezione e alla sete di vendetta dei
Vincitori Alleati, e dei loro mentori ebrei, tutti gli Archivi del
Reich hitleriano, la cui accessibilità è stata, ovviamente,
accuratamente ridotta e filtrata; sottoposta ad un preventivo
vaglio discrezionale, e, soprattutto, adoperata in modo
unilaterale e tendenzioso, per sancire la colpevolezza dei Vinti,
in processi farsa, il cui prototipo assillante è stato il Processo
di Norimberga: per ammissione degli stessi Americani, una
ovvia continuazione dello sforzo bellico degli Alleati, che ben
poco aveva a che fare con la giustizia o con la realtà dei fatti.

Perciò, anche dopo la fine del conflitto armato, è continuato lo
sforzo propagandistico americano, che si è consolidato attorno
al nucleo di una rappresentazione giudaico- manichea della
realtà e dei fatti. In questa versione, che è stata proclamata
verità indiscutibile, la Guerra è stata, per prima cosa, una
Crociata del Bene, contro il Male, degli Ebrei contro Hitler e i
Tedeschi assassini; dell’umanità eletta, contro i mostri bestiali.

Secondo questo esemplare e composito Midrash, Anglo-
Giudeo-Americano, bisogna sempre rappresentare il Nazional
socialismo hitleriano come un’incarnazione del Male assoluto; i
Tedeschi come Coorte di Lucifero, ed Adolf Hitler, il loro
Führer, come Satana in persona: l’Imperatore dei Demoni.
Si assiste così, alla stesura ed alla diffusione, letteraria ed
immaginale hollywoodiana, di una Demonologia diffamatoria,
in cui i Governanti e le Elites intellettuali di quello Stato
sovrano, ma vinto, che è la Germania hitleriana, vengono
colpevolizzati, criminalizzati, e demonizzati, proprio in grazia
della loro sconfitta.

Al centro della scena, fulcro della rappresentazione tribale della
vendetta o Purim dei vincitori sui vinti, sta il simulacro del
“Delitto Inaudito”: lo “Sterminio di Sei milioni d’Ebrei”:
Olocausto accreditato legalmente ai tedeschi su parola e
testimonianza degli stessi Ebrei che l’hanno patito, e che, non
si comprende bene come, sono miracolosamente sopravissuti.
Questa operazione spettacolare, di scempio dell’intelletto
razionale e del Diritto Internazionale, attuata della propaganda
bellica alleata, è diventata da allora in poi, l’acritica ed atroce
“Storia ufficiale del Terzo Reich hitleriano”, imperniata sul
simbolo assiale del Male Assoluto: la Shoah ebraica!

Alcuni Storici come Paul Rassinier, Harry Elmer Barnes,
Aldo Dami, Serge Thion, Wilhelm Stäglich, Carlo Mattogno,
o Robert Faurisson, a partire dagli anni sessanta e settanta,
metteranno in serio dubbio, con un puntiglio quasi asfissiante, i
Miti di guerra dei vincitori, e quelli di Fondazione della Nuova
Religione Olocaustica, che riempiono ormai le migliaia di
volumi della storiografia dominante, ottenendo che attorno alle
loro opinioni, ed ai loro scritti, pure tecnicamente probanti e
storicamente ineccepibili, si organizzi, dapprima la congiura di
un silenzio astioso e pressoché totale, e poi la persecuzione
legale organizzata.

Questo Odio, rivela e sostiene, puntellandola con la violenza
delle proprie assurde reazioni legali o criminali, una grettezza
partigiana, carente di civili argomentazioni e di convincenti
prove, a sostegno delle proprie tesi.

Ad un qualsiasi osservatore non prevenuto, risulta evidente che
il Timore “ebraico” di un confronto pubblico, basato sulla
scabra verità dei fatti, si è manifestato, sempre di più, come un
completo disprezzo per la libertà di ricerca, di pensiero, e
d’opinione, mutandosi in accuse ingiuriose ed in azioni legali
quantomeno proditorie.

Scrive, ad esempio Aldo Dami:

“ …Assai fortunatamente la Cifra stabilita per le vittime
ebree, già tecnicamente impossibile, è stata scientemente e
considerevolmente esagerata; in ogni caso almeno
raddoppiata.
Dal 1944, la Germania allo stremo, era essa stessa affamata,
ed un numero almeno uguale di tedeschi è scomparsi all’Est,
nel 1945, mentre il doppio è stato deportato dalle Province
annesse….
Gli Ebrei, che sono ben lungi, dall’essere stati le sole vittime
del regime, erano al massimo, nel mondo, 14 milioni nel
1939. Se, circa la metà di essi fosse scomparsa, come dicono,
essi non sarebbero affatto, anche tenendo conto di un
aumento naturale, i 13 milioni attuali.”

Nonostante questa Lieta Novella, ed anche dopo le tesi
dettagliate e solide di Paul Rassinier, resistente deportato egli
stesso ad Auschwitz, che smontando il castello dei miti
olocaustici ha rivelato le realtà e le miserie interne dei Campi di
Concentramento, gestite e spesso prodotte dagli stessi detenuti,
ed ha dimostrato la assai dubbia esistenza delle camere a gas,
come strumento di sterminio di massa degli ebrei.

Invece di gioire alla scoperta che il numero delle vittime era
stato sovrastimato, ovviamente per errore, e che gli unici esseri
viventi gasati nei campi erano le pulci e i pidocchi, degli ebrei e
degli altri detenuti, ma non gli ebrei medesimi, si è dato il via, a
livello internazionale, ad un’infinita serie di processi e di
persecuzioni legali, promosse contro gli Storici e gli Autori
Revisionisti, ribattezzati “Negazionisti” da agguerriti e ben
finanziati Gruppi di Pressione Ebraica.

Questi ultimi, forti dei loro evidenti appoggi politici ed
istituzionali, sono riusciti a far promulgare in molti paesi
europei, ed extraeuropei, e mirano ad estendere al mondo
intero, delle leggi anticostituzionali, restrittive e
machiavelliche, che catalogando ogni opinione critica sugli
ebrei o sul loro progetto d’annullamento globale delle altre
razze, - tramite l’immissione invasiva di popolazioni estranee
in contesti Europei od Occidentali- come “ odio razziale” ed
“antisemitismo”.

Si sono così introdotti a forza, nelle legislazioni mondiali
“democratiche”, i nuovi Reati: di “Negazione dell’Olocausto”
e di “ Negazione dei crimini di guerra nazisti”, e si è stabilito
un curioso parallelismo: fra la confutazione accademica di una
tesi storica, reputata falsa od inesatta, e un delitto penale
meritevole della galera.

Questi decreti neo-medioevali, che sono soprusi legali
impropriamente e vergognosamente accolti come Leggi,
vietano di fatto ogni discussione ed ogni seria ricerca storica,
sull’argomento della Shoah ebraica e dei suoi molteplici
annessi occultati, e, come avveniva per i Processi alle Streghe,
ai Pagani, e agli Eretici, ed agli stessi Ebrei, condotti
dall’Inquisizione Giudeo Cattolica, impediscono persino che vi
sia, per questi accusati, una adeguata difesa legale.

Difatti, in questi procedimenti kafkiani, in cui l’Accusa non
prevede prove né contraddittorio, chiedere la verifica
dell’esistenza, mai veramente accertata, del macroscopico
misfatto della Shoah, con i suoi “legalmente inconfutabili ma
storicamente assai controversi 6 milioni di vittime”,
costituisce di per sé, anche nel quadro della ovvia difesa degli
imputati di tale crimine, - di cui in ogni altro caso giudiziario
andrebbe per prima cosa provata l’esistenza- una reiterazione
colpevole e perseguibile di quello stesso delitto di cui,
chiedendone le prove, si rende responsabile ogni incauto
avvocato Difensore!

Questo modo d’agire legalmente contorto, subdolo, ed assai
poco obbiettivo, non deve affatto meravigliare: è difatti tipico
delle società “democratiche”, ebraicizzate e totalitarie, quale
risulta essere indubitabilmente e nei fatti, l’attuale Impero
Sionista Americano, che tiene l’Europa per le palle, e che mira,
con una serie di guerre tattiche, l’ultima delle quali, in
preparazione è quella contro l’Iran, alla propria egemonia
mondiale e ad imporre una versione unilaterale ed immutabile
del proprio, e dell’altrui passato.

Evocare una realtà storica, significa richiamarsi alla realtà dei
fatti, alle prove certe, e non alla mitologia generalizzata, od alle
chiacchiere testimoniali inverificabili, prodotte industrialmente
dallo “Shoah Business” hollywoodiano, e registrate fedelmente
dai cointeressati gazzettieri ebrei e filo-ebrei dalla carta
stampata, o dagli Storici del loro Victim Sistem; nelle loro
ossessive e noiose apologie dello sponsor, implicito, di tutte le
loro insulse ma utilissime “storie”.

Mauro Likar

Nessun commento:

Posta un commento