mercoledì 24 marzo 2010

IL RITORNO DELL'ARTE ARIANA

LA POLITICA CULTURALE DEL III° REICH

Nel maggio del 1939 una galleria d’arte di Lucerna offre all’asta 125 opere d’arte, che il ministero della Cultura Nazionalsocialista ha rimosso dai musei tedeschi di Berlino, Colonia, Essen, Brema, Wuppertal, Mannheime ed altri. e che, acquisite durante il festino ebraico della Repubblica di Weimar, ora sono considerate contrarie alla nuova volontà culturale del Völk germanico. La maggior parte di queste opere rigettate appartiene al filone espressionista “tedesco”, ma fra di esse, vi sono anche lavori di Paul Gauguin, di Cézanne e di Vincent Van Gogh, ritenuti anch’essi pittori concettualmente “ degenerati”.




Vengono battuti all’asta e venduti anche “Maschere e morte” di Ensor ,un ritratto del 1903 di Pablo Picasso e due suoi arlecchini del periodo Blu. Il Kunst Museum di Basilea acquista opere di Paul Klee, Oskar Schlemmer, André Derain, ed il ritratto di rabbino russo di Marc Chagall.




In pratica, gli artisti ebrei finiscono fuori dai musei tedeschi e dentro quelli svizzeri, od americani. Scivolano nelle collezioni private anche Matisse, Braque, Modigliani, Vlaminck, Dix, Nolde, Kokoschka, ed in genere tutta la schiera di artisti ebrei attivi ed affermati nel periodo di Weimar. Le cosiddette “Avanguardie”, il Dada e la Bauhaus spariscono perché contrari ed alieni ad una Cultura schiettamente tedesca.

La KampfBund für Deutsche Kultur, o Lega combattente per la Cultura Tedesca, fondata da Alfred Rosemberg, riesce a raccogliere più di 12000 esempi di “Arte Degenerata”: Tele ad olio, sculture, disegni, ed acquerelli. Quattordici tele di Edward Munch finiscono ad Oslo a prezzi stracciati. Viene organizzata la grande mostra sull’Arte Degenerata, e poi, Il 20 marzo del 1939, per ordine personale di Goebbels, si allestisce un “Falò d’Arte” e le opere vengono bruciate ritualmente e pubblicamente a Berlino, sotto l’occhio impassibile dei vigili del fuoco. Anche nelle le biblioteche pubbliche si opera lo stesso tipo di pulizia selettiva che deve eliminare la letteratura “indesiderata”, ovvero ebraica. Già nel 1933 sono finite in cenere le opere complete di Sigmund Freud e di Karl Marx, ed i lavori letterari di Remarque, Mann, Benjamin, e Kästner.

Nel 1940 i roghi d’arte si ripetono in sordina anche in Francia, ed Alfred Rosemberg, che sequestra tutti i lavori degli artisti ebrei, fa al Jeu de Paume un falò con 600 quadri di autori come Mirò, Picasso, Klee, Max Ernst, Ferdinand Léger, e molti altri. La Possente rivoluzione culturale Hitleriana ora apre davvero le porte al Rinascimento artistico e spirituale dell’Uomo Ariano ed Europeo.

Riforme radicali elimineranno la venefica influenza delle “democrazie” mondialiste, e favoriranno un nuovo spirito eroico nelle arti germaniche. Il sangue e la razza tornano ad essere la fonte principale dell’ispirazione artistica. La filosofia nazional socialista porta ad un riorientamento totale d’ogni settore della vita del Völk tedesco, ed produce, nei pochi anni della sua durata, delle forme d’arte nuove ma strettamente connesse alla tradizione ancestrale ariana.


Greci e Romani, ovvero gli ariani dell’antichità, hanno fornito quegli esempi formali, filosofici, tecnici e concettuali a cui ora si riferiscono e rifanno i nuovi artisti ariani. I regimi precedenti, asserviti alla politica di devastazione culturale attuata dall’ebraismo internazionale,hanno prodotto solo spazzatura e ciarlatani dell’Arte d’avanguardia: degli incapaci regrediti nel primitivismo o alla sciattezza, per mascherare la loro completa inettitudine al Bello ed al magistralmente compiuto.

Gli ebrei hanno diffuso un’architettura antiestetica, progettata dagli idioti della Bauhaus, stipendiati dalle industrie e ligi alle necessità industriali di quelle entità assai poco sensibili all’arte. Questi artisti demenziali, veri criminali psichici, non devono più stare nei musei, ma nei manicomi, o in galera. Nelle arti del ‘900 regredite al primitivismo non c’è proprio niente da capire, e nessun reale messaggio, se non quello del malessere psicotico o nevrotico di chi le ha prodotte.

Questi artisti, che sono per lo più dei bolscevichi culturali, vanno allontanati decisamente dalle scene pubbliche, e se li si espone nelle Mostre dell’Arte degenerata è per far capire quanto essi siano stati dannosi. Ebrei e modernisti vengono perciò espulsi dalle Accademie, licenziati dai posti d’insegnamento, e banditi da tutte le istituzioni
pubbliche.

Due ritratti di Wolfgang Willrich






L’arte è, difatti, una missione sublime che esige che l’artista sia un vero eproprio guerriero, capace di costruire e difendere, per il proprio popolo, e per il suo sangue puro, i più alti principidello spirito, dell’arte, e della tradizione culturale Germanica.








Nel 1937, viene solennemente inaugurata la Haus der Kunst, di Monaco, progettata dall’architetto Paul Ludwig Troost, con la costante consulenza del Führer stesso. La mostra inaugurale, allestita con 900 opere tutte personalmente approvate da Hitler, dimostra lo stato di riacquisita salute della Germania Nazionalsocialista. Gli artisti principali sono Arno Breker, Josef Thorak, Adolf Zeigler, Wolfgang Willrich, Oskar Just, Bereskine, e Wilhelm Dohme.








Mauro Likar

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